LABARBABIETOLA

Villa Fidelia

Il giardino all'italiana

L’Umbria è una regione con un patrimonio artistico e culturale davvero unico in Italia e nel Mondo Ed unico è il patrimonio naturale: un tesoro costituito da una straordinaria ricchezza e varietà di piante e fiori. E uno dei tesori più affascinati è costituito dai giardini storici: spazi verdi che si presentano come scrigni contenenti gioielli dell’architettura e magneti per gli appassionati di botanica. I giardini storici in Umbria sono numerosi e si trovano in ogni zona della regione. Un bel libro “Ville parchi e giardini in Umbria” di Alberto .Durante, pubblicato da Pieraldo Editore, presenta solo una selezione delle residenze signorili più significative, poiché in Umbria ci sono oltre 800 ville quasi tutte con giardini.
Oggi invitiamo il turista a visitare Villa Fidelia un gioiello di architettura, un luogo che per la ricca vegetazione invita alla contemplazione.
L’attuale complesso sorge su un insediamento sacrale di epoca classica, sulla cui area i conti Urbani di Spello costruirono nel XVI secolo una «Villa suburbana» funzionale all’attività agricola della famiglia, di cui restano poche tracce.
Nel Settecento la villa passò alla principessa romana Donna Teresa Pamphili Grillo che ne commissionò la ristrutturazione e l’ampliamento con, in particolare, l’allestimento di un giardino all’italiana con geometriche siepi di bosso e piante di limoni e rose.
L’aspetto attuale della villa deriva però dagli importanti lavori di trasformazione compiuti tra il 1805 e il 1830, forse su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, a cui seguì una ristrutturazione novecentesca del Bazzani che introdusse elementi neopalladiani. Nel 1974 la Provincia di Perugia acquisì dagli ultimi proprietari, i Costanzi, il Casino di villeggiatura – oggi noto appunto come Villa Fidelia -, i giardini (barocco o vesuviano e all’italiana), il galoppatoio e la serra.
Nel 2000 la Provincia ha curato la ristrutturazione dell’ex limonaia, oggi divenuta Centro per l’Arte e la Cultura ed utilizzata per mostre temporanee, e ripristinato, nel parco, angoli suggestivi quali il Prato della Magnolia, il Piccolo Teatro e il Ninfeo che diventano in estate scenari naturali per spettacoli all’aperto.
La Villa per le sue stanze ampie e luminose è diventata da alcuni anni la sede ideale per mostre di alto livello. Infatti, dal 2002 ci sono esposizioni legate al progetto «Terra di Maestri», straordinaria iniziativa che ha ricostruito il clima complessivo delle arti figurative in Umbria nell’arco del Novecento.
L’architettura della Villa è caratterizzata dal giardino detto “vesuviano” o barocco d’ingresso, dal galoppatoio dal parco del boschetto e infine dal giardino all’Italiana
L’ingresso alla Villa è puntualizzato dal monumentale giardino barocco che si apre in un ripido piano inclinato che porta al fianco del Casino, dove si trova il portone principale. Il giardino, chiuso su due lati da doppi filari di maestosi cipressi, è formato da degradanti terrazzamenti tondeggianti, raccordati da scalinate dal profilo sinuosamente rococò a cui si alternano brevi spazi erbosi con siepi di bosso potate in forma singolare.
La composizione che comprende al centro un bella fontana a esedra con la statua di Diana cacciatrice, è chiusa alla sommità dall’elegante prospetto a nicchie e sormontata dall’orologio che nasconde la cisterna.
Infine, il giardino all’italiana. Esso, di forma rettangolare stretta e allungata oltre 150 metri di lunghezza, modificato nel tempo, è composto da quattro aiole principali a loro volta ripartite e bordato da siepi doppi di bossi. Quelle esterne sono più antiche mentre quelle più interne, posteriori agli anni Venti del Novecento , si devono alle sistemazioni volute dal Costanzi. I bordi del giardino sono ornati da una grandissima quantità di vasi di agrumi. Sopra al muro composto di nicchioni si trovano dei filari di cipressi, i veri protagonisti dell’impianto vegetazionale della villa, esteso su una superficie di oltre sei ettari. C’è anche il fitto boschetto di lecci.
Utile la consultazione dei seguenti testi: F. Cardini-M. Miglio, Nostalgia del Paradiso, Laterza 2002, di M. Zoppi, Storia del giardino europeo, Editori Laterza, Bari 1985 , e di A. Tagliolini, Storia del giardino italiano, Usher, Firenze, 1991

Il giardino all’Italiana
Dal latino medievale giardiniu(m).
L'interesse dell'uomo per la natura nel passato nasce per esigenze pratiche legate all'alimentazione e alla fornitura di materiali come il legno per le costruzioni e le erbe per ricavarne dei medicamenti.
Solo in seguito si dedicò alla cura e coltivazione delle piante per diletto e fini estetici.
Viene vantato come il giardino umanizzato per eccellenza perché l'uomo pone un ordine preciso al disordine della natura. Si sviluppa nel Rinascimento ed acquista popolarità ovunque. Sembra che il primo giardino di questo tipo fosse opera di L. B. Alberti.
Le piante vengono usate con intendimenti architettonici, la loro disposizione è alternata a giochi d'acqua e a statue di marmo bianco. Spesso alte siepi di bosso, che si presta ad essere tagliato in maniera geometrica a forma di animale o di fiore, delineano quasi delle stanze in cui ci si può appartare.

Perché troviamo nei giardini il cipresso ?
Ovidio narra la leggenda del giovane Ciparisso, che viene trasformato in cipresso dopo aver ucciso un cervo sacro. Il ragazzo disperato chiede agli dei di rimanere in un lutto eterno e viene trasformato in cipresso, l’albero del dolore che da allora “cresce vicinoa chi soffre” e che veniva piantato vicino alla tombe come simbolo di lutto e dolore inconsolabile . Il cipresso può apparire anche nelle scene del martirio dei santi. Al Cipresso viene inoltre associata l’immagine della Vergine Maria, di Cristo e della Chiesa, probabilmente per la sua caratteristica di crescere verso il cielo. Si pensava inoltre che fosse, insieme al cedro, all’ulivo e alla palma, uno dei quattro alberi il cui legno era utilizzato per costruire la croce di Cristo. Infine il cipresso è uno degli attributi della figura allegorica della disperazione.
Per saperne di più consultare il “Mariale Aureo” di Jacopo da Varagine, pubblicato da EDB e i dizionari d’arte, Electa: “La natura e i suoi simboli” di Lucia Impelluso.